Spumantitalia cambia location ma fa ancora il botto

Si è appena concluso il Festival Spumantitalia, evento culturale dedicato alle bollicine italiane, che si è svolto dal 4 al 6 giugno 2023 nella meravigliosa cornice del Lago di Garda.
Riva del Garda è stato il nuovo palcoscenico della quinta edizione. La perla del Lago di Garda, è una località turistica rinomata per la sua bellezza naturale e il clima mite caratterizzato dal Vento Ora del Garda
Questo vento soffia costantemente dal nord al sud del lago. Grazie alla sua regolarità, aiuta a mantenere bassa l’umidità e a prevenire l’insorgere di malattie fungine sulle viti. Come dice Mario Pojer questa brezza investe per prima le sue viti, con i massimi benefici, per poi disperdersi alle altre zone del Trentino e successivamente in Alto Adige.


Il Festival, è stato caratterizzato da incontri culturali, basati su riflessioni, momenti di degustazione e approfondimenti, inerenti al sistema spumantistico. Un appuntamento di aggregazione, socializzazione e confronto tra aziende, piccole e grandi realtà del mondo della spumantistica che si sono presentate sia singolarmente che accompagnate da consorzi vitivinicoli e Regioni, operatori del settore H.O.R.E.C.A. Il tutto amalgamato da un comparto tecnico scientifico di alto profilo.


Fra gli altri Carlo Veronese (Direttore del Consorzio Oltrepo’ Pavese), il professore Attilio Scienza, il Presidente mondiale dell’associazione Enologi Riccardo Cotarella e gli enologi Mattia Vezzola, Mario Pojer.

Le 11 Masterclass proposte hanno permesso di compiere un viaggio meraviglioso, portandoci ad assaporare le diverse declinazioni e peculiarità di metodi classici prodotti in diversi territori e denominazioni. Bollicine che raccontano di persone, famiglie e filosofie aziendali.

Prodotti provenienti da Bolzano alla Puglia, dalla Sicilia al Piemonte, hanno offerto un mondo variegato di percezioni, fragranze e sensazioni che hanno dimostrato quanta potenzialità esista in ambito enologico spumantistico, in Italia.
Abbiamo potuto scoprire i frutti nel bicchiere, la tavolozza delle percezioni sensoriali espressa dai singoli vitigni o dalle cuvée degli stessi, che riportano alla territorialità di provenienza.
Delle singole masterclass che ho seguito le mie impressioni sui prodotti che mi hanno colpito di più.

“La Spumantistica di montagna”, che ha espresso prodotti provenienti da uve allevate nelle aree montane caratterizzate da una viticoltura estrema o difficile. Tutti metodi classici caratterizzati da una freschezza esuberante, talora vivace, degni di nota. Quello che mi ha solleticato maggiormente è stato Disio dell’azienda Spagnolli. Complice il grande formato questa riserva 2017 ottenuta da Pinot Nero in purezza, ha saputo limitare i danni del millesimo sfortunato. Ha struttura, bollicina col giusto grip, cremosa e non pungente, eleganza di beva e sottile scia sapida sul finale. Il Desiderio delle tre generazioni che lo hanno pensato, realizzato e divulgato credo si possa considerare esaudito.

La Spumantistica di Sicilia, realtà da valorizzare”, ci ha permesso di scoprire un territorio dove le sorprese in ambito spumantistico non sono mancate. Cominciamo a dire che i prodotti provenivano da tutta la Sicilia e non solo dalla “Montagna”. Realizzati sia in veste bianca che rosata con l’utilizzo quasi totalitario di vitigni autoctoni: Nero d’avola e Catarratto in pianura, Nerello Mascalese sull’Etna. Filo conduttore della degustazione la sapidità, quasi marina per i prodotti di pianura, con splendide note minerali per i prodotti di montagna. Sosta tre Santi 2016, un metodo classico realizzato con uve Nerello Mascalese in tipologia brut delle Cantine Nicosia che riposa per 60 mesi sui propri lieviti esausti è quello che ha saputo rapirmi e portarmi alle pendici dell’Etna. Frutto croccante, bollicina col giusto grip e chiusura fresco-sapida caratterizzano questo prodotto che vi invito a provare.

“Il tappo di sughero nella seconda fermentazione di un Metodo Classico. Perché?” Forse una delle masterclass più interessanti ed uniche a cui abbia partecipato nella due giorni di Riva del Garda. In soldoni la proposta di Amorim Cork è quella di utilizzare tappi di sughero anziché i tappi corona per la maturazione dei vini in bottiglia ancora a contatto con i lieviti. Si potrebbe parlare di un ritorno al passato, visto che nel 1844 Adolphe Jacquesson inventò la gabbietta per il tappo di champagne, anche nota come muselet, ma c’è di più.

Le recenti tecnologie di, hanno permesso non solo di avere una garanzia di salubrità dei tappi del 99,98%, ma di utilizzare il sughero come variabile per aumentare la persistenza gustativa dei vini. Dati alla mano il sughero si comporta più o meno come i legni delle barriques. In dosi 150 volte ridotte vengono ceduti componenti al vino che ne modificano il profilo olfattivo ed organolettico permettendo di avere prodotti meno ossidati e più fruttati. Abbiamo avuto modo di provare quanto sopra con due prodotti di Colline della Stella di Andrea Arici che ha sposato questa filosofia produttiva e vi posso assicurare che la differenza fra i due campioni è veramente notevole.

“Un vestito Classico” Si è reso omaggio alle aziende che da anni lavorano per la valorizzazione dei vitigni identificati, a torto o a ragione, come territoriali. Fra tutte è sicuramente la masterclass che si avvicina alla filosofia di Figli di una Bollicina Minore. Interpretazioni territoriali valorizzate da vitigni autoctoni. Erbaluce, Arneis, Vermentino e chi più ne ha più ne metta, per dimostrare come il territorio delle diverse parti d’Italia possa essere raccontato in maniera puntuale dai vitigni che da sempre lo albergano. Senza nulla togliere agli altri il Vermentino 2016 di Fattoria San Felo è quello che mi ha portato per mano nel territorio di provenienza: la maremma toscana. Contenuto nella struttura, nonostante il suolo esprima vini potenti, ha una esuberante acidità ed una sensuale scia sapida nel finale tipica del vitigno. Bella scoperta.

“La Falanghina del Sannio DOP” Ottimo focus su un territorio che nella mente dei più non è vocato alla spumantizzazione. Nel Sannio, per chi non lo sapesse, si concentra più del 50% del patrimonio vitivinicolo campano. In questo scrigno si contendono il primato la Falanghina, con un carattere acido e la Coda di Volpe con un corredo di acidità totale inferiore e per questo più difficile da spumantizzare. I campioni in degustazione hanno fatto vedere nel bicchiere questa caratteristica. Dei tre metodi classici quello che mi ha convinto di più è stato Tremièn de La Fortezza: Falanghina in purezza millesimo 2020 in versione non dosata. Intriganti note di pompelmo e susina percepiti al naso si ritrovano in bocca. Freschezza gustosa e pregevole persistenza. Anche questa è stata una bella scoperta.

“Il Rosé si guarda allo specchio” e, potrei aggiungere, si fa bello. Il rosé sta vivendo una nuova giovinezza, sia con i vini fermi che quelli spumanti. I Millennial sono attratti dai colori che vanno dal fiore di pesco alla peonia e molte aziende si stanno cimentando nella produzione di questa particolare tipologia. Mattia Vezzola ci avvisa che non è e non deve essere una questione di moda, ma di filosofia produttiva data l’enorme difficoltà che si cela per la produzione di questo tipo di vini.

I rosati devono essere pensati fin dalla vigna per preservare le caratteristiche organolettiche: la qualità non si fa certo con salassi di mosti rossi. Di questa batteria due sono i prodotti che mi hanno convinto più degli altri. Ergo Sum dalla cantina Dragone a Matera. Primitivo in purezza in versione brut. Riesce a contenere la potenza del vitigno convogliandola in sensazioni fruttate che arricchiscono il bouquet ed allungano la persistenza gustativa. Il secondo è Grande Annata 2017 dell’azienda Costaripa di Mattia Vezzola. Prevalenza di Chardonnay con aggiunta di Pinot nero passato per il 50% in botti di terzo passaggio per dare stabilità al vino. Colore tenue, perlage fine e ampio bouquet centrato su piccoli frutti rossi e note di pepe bianco. Bocca equilibrata fra freschezza e delicato perlage.

“Alla scoperta dell’Oltrepò Pavese DOCG Metodo Classico Pinot nero” Carlo Veronese, direttore del consorzio, ha illustrato l’areale di produzione, con le sue differenti zone territoriali caratterizzate da quattro valli orientate all’incirca secondo la direttrice Sud – Nord che collegano il clima mediterraneo marino della Liguria a quello più continentale della Pianura Padana. Ha altresì comunicato quelle che sono le modifiche votate a larga maggioranza dall’Assemblea del Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese riunitasi martedì 6 dicembre 2022, a Riccagioia di Torrazza Coste (Pavia) all’attuale disciplinare di produzione. In breve l’eliminazione del termine “Pavese” della denominazione che diventa così Oltrepò Docg Metodo Classico, una maggior presenza del Pinot Nero nelle cuvée da 70% ed 85% minimo e l’inserimento della tipologia Riserva con almeno 48 mesi di permanenza sui lieviti.
E’ proprio un prodotto che ha sfidato il tempo che ha catturato la mia attenzione. Collezione 2008 della cantina La Versa che sosta più di 120 mesi in bottiglia prima di essere avviato alla commercializzazione. Blend di Pinot Nero e Chardonnay ha un bouquet spostato sulle sensazioni di pasticceria, frutti tropicali maturi ed accenni empireumatici. Sorso vivace ed avvolgente. Piacevole freschezza sorretta da una presente vena sapida che allunga la persistenza.

Non sono mancati momenti di istituzionali.

Nella prima serata nella struttura di Spiaggia Olivi, sono stati consegnati i riconoscimenti di Ambasciatori del brindisi italiano alle migliori 100 aziende italiane stilato da Bubble’s Queste cantine, secondo la rivista, si sono distinte e particolarmente identificate con l’idea guida che ha indirizzato il lavoro per l’assegnazione dell’attestato: dare valore all’originalità di quelle aziende che l’hanno palesata, all’ingegno di chi ha mostrato il desiderio di mettersi in gioco e tracciare una sua linea guida, e chi ha dato valore all’esperienza acquisita nel tempo aprendoci a un dialogo costruttivo per stimolare il confronto fra le altre realtà produttive del proprio areale.

Nella seconda, invece, i presenti hanno potuto apprezzare le particolarità de “I dormienti” con l’apertura di magnum che da oltre vent’anni sono sui lieviti, proposti dalla storica cantina La Versa, e a seguire con “Brindiamo con i “Diversi” – L’altro Spumante” con il particolare Pinot Meunier in purezza di Pojer Sandri.

Tra i prodotti alimentari, che hanno fatto da corollario alle bollicine, una particolare menzione al Salame di Varzi, unica DOP del Pavese: un prodotto esclusivo che racconta qualità, tradizione e storia; sarà goloso ingrediente di un aperitivo country chic in perfetto abbinamento alle bollicine della sua terra.

Vi aspetto per l’edizione del 2024.

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