Bollicine di Burlamacco 2024

Anche quest’anno possiamo mettere la parola fine sul Carneale di Viareggio che a giudizio di molti ha espresso costruzioni allegoriche sotto tono rispetto allo standard a cui siamo abituati. Sempre ai massimi livelli l’allegria e la voglia di divertirsi espressa dai mascheranti e dal pubblico che ha partecipato all’edizione. Verdetti che fanno sempre discutere, ma si sa che è impossibile accontentare tutti.

Ringrazio tutti le aziende che mi hanno fornito i prodotti da abbinare alle costruzioni allegoriche,  la Nazione per aver dato risalto alla notizia e chi mi ha coadiuvato, supportato e sopportato durante l’abbinamento.

Come di consueto, consultatomi con il mio alter ego, The bubbles lord, a cui ho delegato la pubblicazione social, ho abbinato degli Champagne, in rigoroso ordine alfabetico, alle costruzioni allegoriche dei nostri Maestri.

Jacopo Allegrucci: Va’ dove ti porta il cuore.

Prendendo in prestito il titolo del libro best seller di Susanna Tamaro, l’opera di quest’anno è dedicata alle difficoltà che i ragazzi devono affrontare durante l’età adolescenziale. Il fanciullo che surfa sulla valigia deve destreggiarsi nel mare burrascoso di internet attento a non farsi ammaliare dai molteplici canti di sirene che posso rivelarsi arpie. Le onde della costruzione rendono possibile l’accostamento con Apanage Blanc de Noirs della Maison Pommery. Com’è possibile direte voi? La bianca spuma di cartapesta unita al profumo del mare di Viareggio riporta alla mente le note fragranti di questo champagne. Pungenti accenni floreali di acacia legate ad un ricordo fruttato di susina mirabelle si infrangono su un substrato di sensazioni tostate e speziate. Al primo sorso è un’esplosione di freschezza vibrante, che accarezza il palato con una morbidezza vellutata che riporta alla mente la spuma del mare.

Alessandro Avanzini: Il circo dei sogni.

Costruzione allegorica dedicata a Salvador Dalì. La figura centrale del carro ripropone il geniale pittore surrealista catalano in una delle sue espressioni che lo hanno reso iconico nel mondo. Forse non tutti sanno che il Maestro era un esperto di vini. Sua la celebre frase “I veri intenditori non bevono vino. Degustano segreti” a sottolineare che dentro ogni vino si celano molteplici sensazioni che devono essere colte da un attento conoscitore attraverso ripetuti assaggi. Con queste premesse lo champagne cuvée Grand Eloge di Christian Bourmault distribuito da Gusto&Degusto è il giusto abbinamento. Chardonnay in purezza. Uve provenienti da vecchie vigne allevate nel cuore della Côte des Blancs raccolte e selezionate a mano. Sapiente utilizzo dei legni ad arrotondare il gusto, parziale fermentazione malolattica formano un caleidoscopio di profumi e gusti. Naso che va da note agrumate a frutto giallo per evolvere in frutta secca ed accenni tostati. Fresco ed equilibrato, cremoso in bocca con finale sapido. Saper cogliere le sfumature dello champagne è una forma d’arte come ci ha evidenziato Salvador Dalì.

Luca Bertozzi: Più denti!!! The world’s greatest show.

Il T-rex, splendidamente modellato ci fa piombare in un passato lontano. Quando viene scoperto dal sipario incute timore specie quando simula di divorare il domatore sul palco che tenta invano di addomesticarlo. Di grande impatto visivo, grazie all’imponente struttura e ai movimenti fluidi sembra prendere vita attirando su di sé l’attenzione. Naturale l’abbinamento con lo champagne Gautherot distribuito da Divisione Vini. Le origini dell’azienda risalgono al 1695. Nella Grande Riserva sono assemblati i tre vitigni tradizionali della Côte des Bar, con l’aggiunta di una parte di vini provenienti da una riserva perpetua. Utilizzo parziale di legno e lunga sosta sui lieviti rendono strutturato il prodotto. Sbalordisce per l’attraente successione di profumi che terminano in ricordi balsamici e tostati. Il ricordo potente del Pinot Nero e la freschezza dello Chardonnay donano persistenza al gusto.

Luigi Bonetti: Octopus 5.0

La rivoluzione artificiale. Una piovra cibernetica con un innesto al bulbo oculare a simboleggiare l’intelligenza artificiale e le sue possibili numerose implicazioni. Da una parte l’aspetto positivo se applicata alla ricerca, alla medicina; dall’altra al controllo che potrebbe avere sull’umanità se usata per scopi contrari come la violazione della privacy. Con queste premesse lo champagne di Brut Grand Cru di Pierre Leboeuf distribuito da Trimboli Wines è il giusto abbinamento. Le uve che compongono la cuvée equamente bilanciate sono prodotte da vigne vecchie provengono da due “lieu-dit”, leggi singola particella di vigneto. Spremitura soffice dei grappoli, fermentazione malolattica e vino atto a rifermentare non filtrato regalano un’overture di profumi agrumati integrati da sensazioni di frutti rossi e neri che sfociano in nuances speziate. Gusto teso e vibrante con ritorni speziati. Champagne variegato come gli usi dell’I.A.

Fratelli Breschi: Ascolta ragazzo…

Anche questa costruzione allegorica mutua il titolo da un libro. “Ascolta ragazzo la droga mai” fu scritto da Mario Tobino nel lontano 1978 con l’intento di dissuadere i più giovani dall’uso di sostanze stupefacenti. Dopo quasi 50 anni sono cambiate le droghe, ma la ragnatela di spacciatori e organizzazioni criminali sono sempre li a cercare di catturare i più deboli come un ragno con le sue prede. La vedova bianca che svetta sull’opera richiama certamente in abbinamento un blanc de blancs. Ho pensato al Brut realizzato dalla maison Forget-Brimont per il marchio P.Vallée di Vallepicciola. Le fini bollicine che danzano nel bicchiere catturano la vista come la tela del treppiede. Al naso esprime la tipicità dello Chardonnay con tanti fiori, fra cui note di echinacea che arricchiscono il bouquet con note dolci. Questo fiore perenne ricorda anche visivamente la forma dell’aracnide. L’ingresso iniziale in bocca è avvolgente per poi lasciare spazio alla verticalità. Si comporta proprio come il   ragno con le sue prede.

Fratelli Cinquini & Co.: Bla Bla Bar.

Un imponente caprone seduto su uno sgabello del bar trangugia bicchieri di alcol, serviti da una serafica rana, che pian piano sciolgono i freni inibitori del cornuto avventore permettendo alle verità di essere esternate. Sembra la rappresentazione del celebre proverbio latino “in vino veritas”. E qual è quel vino che per antonomasia libera l’uomo dalle sue remore per fare emergere il vero essere? Si avete indovinato, lo champagne.  Ho scelto la Réserve brut di Guy Charlemagne. Solo acciaio che lo rende più immediato. Naso avvolgente con sensazioni di frutto maturo tropicale, note di ananas e ricordi iodati che attraggono a ripetute olfazioni. Bocca di grande eleganza grazie ad una bollicina cremosa e ben integrata. Dosaggio percettibile che contribuisce a renderlo adatto ai più. In sintesi, un prodotto da bere e ribere fino a quando avrà dato libero sfogo alle nostre verità interiori.

Lebigre e Roger: Svegl-I.A.! Una storia semifantastica di intelligenza alternativa.

Seconda costruzione allegorica che tratta il tema dell’intelligenza artificiale. Il viaggiatore che riposa sul televisore con in mano un cellulare, viene destato da piccoli robot ai suoi piedi. Si alza, e si siede guardandosi intorno, ma il suo sguardo resta assonnato, ancora immerso nel suo mondo virtuale. Non riesce a svegliarsi completamente dal torpore in cui è caduto. Questa situazione mi ha suggerito l’abbinamento con ADN de Foudre di Christophe Mignon. Chardonnay in purezza, dosaggio brut nature che dovrebbe dare profumi e gusto diretti senza sbavature. L’utilizzo dei legni invece offusca sia l’aspetto olfattivo che gustativo lasciando sotto una coltre di boiserie le sensazioni agrumate e fruttate che meriterebbero più pulizia. Come il protagonista della costruzione non abbiamo una visione netta e pulita.

Fratelli Lombardi: Il profumo delle rose nelle spine.

Costruzione coraggiosa che tocca un tema scabroso come le malattie mentali. Un possente cavallo blu che rappresenta la speranza di un ritorno alla vita “normale”, attorniato da personaggi stilizzati, modellati in maniera tale da ricordare vagamente i fusi per filare, a simboleggiare chi ha perduto ogni interesse nella vita. Molto toccante nella sua espressione e delicato nei colori. Accosto a questa opera lo champagne Larmandier-Bernier Terre de Vertus 2017. Annata discussa, utilizzo di soli lieviti indigeni in regime bio ne fanno un prodotto particolare. Primo naso avvolgente con profumi floreali e accenni di frutta tropicale, chiusura opposta con note minerali e vegetali. Ingresso in bocca largo e quasi vinoso per poi chiudere in maniera asciutta e tesa con ritorni salini. Insomma, uno champagne con una sua personalità particolare come le persone a cui è ispirato il lavoro dei costruttori.

Roberto Vannucci: È tempo di cambiare.

Il cambiamento climatico ha portato allo scioglimento dei ghiacci che custodivano un mammut. L’inquinamento che lo accoglie dopo millenni ha provocato il cambio di colore del suo manto in rosa. Imponente ma allo stesso tempo spaurito questo pachiderma si divincola dai rifiuti cercando di proteggere la sua progenie. Grazie al colore della pelliccia è facile abbinarlo ad un rosé. Ho pensato alla Cuvée Rosé della maison Laurent-Perrier. Colore rosa carico, naso generoso con note fruttate di fragola e ciliegia, accenno agrumato e richiami minerali. Ingresso di struttura, come il corpo del soggetto del carro, grazie ad una minima presenza tannica che ben presto scopre due zanne taglienti formate da freschezza e sapidità che rendono piacevole e persistente la beva.

Arrivederci all’edizione 2025.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.