Il 13 e 14 ottobre è andata in scena la terza edizione della più completa manifestazione italiana dedicata agli Champagne. 125 le aziende che hanno inebriato i 4.500 presenti. Operatori del settore e appassionati accorsi da ogni parte d’Italia per non perdersi questa esperienza con oltre 500 tipologie Champagne in degustazione.
La classicità di un metodo più che centenario e la consolidata forza espressiva di vitigni noti in tutto il mondo lasciano comunque spazio a differenti vie interpretative che ben rappresentano la personalità di famose Maison come dei piccoli vigneron. Fra di loro c’è chi ha sposato l’approccio biologico e chi punta a dosaggi sempre più moderati. Chi dà particolare importanza all’affinamento in rovere e chi al lungo riposo sui lieviti. Un quadro composito, ricco di sfumature, armonie e contrasti che è il risultato di un caleidoscopico insieme di assaggi.
Come di consueto interessante è stato il filo diretto con i numerosi produttori francesi, protagonisti essenziali per rendere la kermesse un’occasione di approfondimento unica ed autentica.
Maison e importatori in simbiosi, per fornire ai visitatori professionali un riscontro il più possibile completo, concreto ed immediato sulle etichette di loro interesse. Da ultimo, ma non per importanza, un fitto calendario di Master Class che ha visto susseguirsi relatori altamente qualificati. Tra questi, Leonardo Taddei, Ambasciatore dello Champagne nel 2008, che nella giornata di domenica ha illustrato i territori e le differenze delle zone della Champagne.
A fare la differenza in questa terza edizione, che segna un +15% di affluenza rispetto al 2018, è il deciso incremento nelle visite di operatori del settore. Un ottimo segnale che mostra come l’interesse per lo champagne resti alto, in un trend di crescita pressoché costante dopo la crisi del 2008. Un tempo lo champagne era sostanzialmente il compagno prediletto per brindisi augurali o aperitivi di grande classe. Oggi è invece finalmente esplosa anche la sua dimensione “gastronomica”, grazie alla sua versatile capacità di potersi abbinare durante un intero menu.
Quindi un successo a tutto tondo? Non proprio. Qualche piccola pecca l’ho riscontrata.
Purtroppo quest’anno non è stato rinnovato l’accordo con Memorvino. Grazie ad un chip adesivo da posizionare sotto il bicchiere, su cui è inserita la email di ogni degustatore, si memorizzano in modo automatico tutte le degustazioni effettuate.
Altra cosa la location. Nulla da dire sulla città di Modena, facilmente raggiungibile e posizionate nella zona più importante del mercato. Il padiglione della fiera invece stride con l’immagine “luxory” dello Champagne. Un Mare di Champagne ad Alassio, tanto per fare un esempio, ha avuto una cornice molto più coinvolgente. Sorseggiare Champagne vedendo il mare ha tutto un’altro sapore.
A proposito di sapore… anche le aziende del food presenti ad Alassio erano più in target con i vini. Caviale, salmone affumicato e naturale, ostriche evocano il concetto elitario in piena sintonia con quanto trasmesso dalle bollicine francesi. Si vocifera che la prossima edizione di Champagne Experience migri da Modena a Firenze, ma anche qui signori miei manca il mare…