Figli di una Bollicina Minore IV – I Vitigni Autoctoni

 

 

www-sommelierxte-it-degustatori-2Archiviata anche la seconda serata di FBM IV dedicata ai vitigni autoctoni. Tali si definiscono i vitigni che hanno trovato il loro microclima ideale nelle zone di produzione  di provenienza ed in queste si sono evoluti.

Sicuramente più difficili da bere dei campioni della prima serata, hanno avuto però il pregio di far dibattere i partecipanti sulle sensazioni gustative. Sensazioni più sfuggenti, meno conosciute ma non per questo non interessanti.

Disponibili in degustazione anche formati magnum che rappresentano il contenitore ideale per prodotti rifermentati in bottiglia.

Grazie all’alto numero di partecipanti “bubbles lover” ci si è potuti concentrare di più sulle sensazioni della degustazione che sulla metodologia di produzione.

Per chi si fosse perso i primi due incontri può partecipare a quello di martedì prossimo dove metteremo a confronto le due tipologie di prodotto. Vi aspettiamo.

 

www-sommelierxte-it-paveseDOC Val d’Aosta: Pavese Ermes, “Pavese XVIII”, Pas Dosè 2013, Prié Blanc 100%

Deve essere un particolare feeling che mi lega a questo prodotto, o che questo prodotto ha nei miei confronti, ma ogni volta che ci incontriamo ci salutiamo festosamente. Anche quest’anno come successo già nella seconda edizione di FBM, la seconda bottiglia ha voluto salutare tutti noi con il bene augurante botto…:-)

Da evidenziare che in etichetta Ermes ha differenziato la produzione indicando nel nome del vino la permanenza sulle fecce: in questo caso 18 mesi. Arricchiscono la gamma il 24 mesi, che berremo prossimamente, ed il 36 mesi che riposa ancora in cantina.

Il campione degustato, prodotto in 3.000 esemplari, è stato sboccato a novembre 2015 quindi si presenta a noi con un anno di affinamento.

Ci accoglie con un brillante giallo paglierino, tipico dei vini di montagna, e piacevole perlage di risalita suddiviso in molteplici festose catenelle.

Al naso arriva in maniera suadente, senza spingere eccessivamente. Sensazioni di frutta a pasta bianca non perfettamente matura, in linea con il visivo, ricordi vegetali secchi tipo fieno ed una piacevole chiusura minerale.

La percezione gustativa della bollicina è minore di quanto ci si aspettasse. Una maggiore incisività sulla cavità orale avrebbe arricchito il gusto del vino. Equilibrio governato da freschezza e sapidità che sovrastano il tenore alcolico di 13 gradi.

 

www-sommelierxte-it-masseria-compitoCampania: Masseria Campito, “Priezza”, Brut s.a., Asprinio d’Aversa 100%

Da Nord a Sud in un bicchiere. Utilizzando la regola aurea della permanenza sui lieviti, è possibile fare questi teletrasporto. Il prodotto in questione sosta per 24 mesi sui lieviti minimo per domare il vitigno di provenienza che di freschezza ne ha da vendere.

L’azienda, di Gricignano d’Aversa, è situata in prossimità di una zona tristemente famosa come la Terra dei Fuochi. Le due imprenditrici che gestiscono la cantina hanno ereditato i terreni dalla nonna per cui siamo sicuri che le vigne, in conversione biologica, affondano le loro radici in “terra felix”. A corollario di questi paladini della conservazione dell’Asprinio, l’appartenenza ai vignaioli di FIVI.

Si presenta in brillante veste dorata con sufficiente e continuo perlage di risalita.

Naso abbastanza intenso con ricordi agrumati e fragranti nuances di crosta di pane.

L’ingresso in bocca è dominato da una decisa fresca nota di lime e limone che si mantiene di costante intensità dall’inizio alla fine. La bollicina, lavora a servizio della freschezza prolungando la salivazione laterale. Equilibrio decisamente a favore delle durezze complice anche il basso tenore alcolico: 11,5 gradi.

 

www-sommelierxte-it-le-macineDOC Lessini: Colli Vicentini, “Le Macine”, Brut s.a., Durella 100%

Come una pallina di ping pong torniamo a nord, in Veneto e per precisione nel comprensorio dei Monti Lessini. Qui da tempo memorabile viene allevata un’uva che ha nel suo corredo genetico un’elevata acidità e che ben si presta ad essere spumantizzata: La Durella.

I suoli su cui viene allevata sono di origine vulcanica composti da tufi, basalti e da numerosi micro elementi minerali che arricchiscono il gusto del vino e richiedono pochi interventi anticrittogamici da parte dell’uomo.

Un grazie all’azienda che ha preferito fornirci il formato magnum invece del classico 0.75 che normalmente premia il prodotto.

Alla vista ha una brillante tonalità di giallo paglierino compresa fra quelle dei campioni precedenti. Il perlage ha meno spinta ed i treni di bollicine non sono perfettamente verticali, ma le bollicine sono fini.

Naso con poche sensazioni di frutta a pasta bianca, leggermente disidratata, che ricorda lo star fruit (carambolina ndr), un leggero fieno ed una piacevole mineralità.

In bocca la bollicina è piacevole, ma un maggior grip sarebbe stato apprezzato. Piacevole la nota sapida che allunga nel gusto l’iniziale attacco fresco. Struttura del vino più larga dei precedenti grazie anche al titolo che fa segnare 13 gradi.

 

www-sommelierxte-it-la-regolaToscana: La Regola, Brut s.a., Gros Manseng 90%, Chardonnay 10%

Arriviamo in una zona vocata alla produzione di vini rossi d’eccellenza, ancora poco conosciuta: Riparbella. E’ situata a pochi passi dal mare, in provincia di Pisa, con un vicino ingombrante come Bolgheri.

La famiglia Nuti, proprietaria dei terreni da oltre 100 anni, ha appena terminato la nuova cantina o “ambasciata territoriale” come viene definita dall’arch. Sergio Scienza che ne ha curato i lavori. Vale la pena visitare l’azienda e la barriccaia pensata dall’artista Stefano Tonelli che rende omaggio agli antichi etruschi con l’aggiunta della “vibrazione creatrice”.

Quello che ci accingiamo a degustare è un prodotto unico come la cantina da cui proviene. In effetti è il solo spumante, a mia memoria a base di Gros Manseng, uva di origine guascogna.

Brillante giallo paglierino con lievi riflessi satinati. Buona produzione di anidride carbonica in diversi punti del bevante con discreta spinta.

Naso che apre con una sensazione agrumata di kumquat, parola che ho appreso stasera da una appassionata, supportata da una frutta a pasta bianca non ben definita ed un accenno di melograno.

In bocca la bollicina è rotonda ma abbandona troppo presto il gusto del vino che deve contare così, solo sulla freschezza. Ben bilanciato in bocca, ha una struttura piacevole e titolo alcolico 12,5 gradi.

 

www-sommelierxte-it-faccoli-millimoVeneto: Faccioli , “Millimo”, Brut s.a., Garganega 100%

Ancora un passo verso Nord. Ritroviamo una vecchia conoscenza di cui avevamo già parlato due anni fa . Terza generazione di vignaioli che a loro dire hanno ”instaurato con la propria terra un’ autentica complicità” la cui filosofia è racchiusa in una bella frase di Marco Faccioli. “Crediamo in un ritorno della viticoltura “etica”, ricordando che l’etica è una forma filosofica: non paga ma appaga.”

Millimo, questo il nome del vino entra nel bicchiere con buona formazione di schiuma bianca, segno di struttura. Il colore è sempre nel range degli altri prodotti: un brillante giallo paglierino con una discreto corredo di piccole bolle.

Al naso abbiamo un insieme di sensazioni riconducibili sempre a frutta a pasta bianca, leggermente più matura. Mela golden e profumi di pasticceria burrosi sono piacevolmente riconoscibili.

In bocca entra morbido per poi incanalarsi sul binario della freschezza che mantiene fino a deglutizione avvenuta. La bollicina è integrata nel vino e accresce la salivazione che termina con una leggera sapidità. Persistente nel ricordo. Peccato ne esistano solo 2.400 esemplari.

 

www-sommelierxte-it-cascina-chiccoPiemonte: Cascina Chicco, Cuvée Zero, Extra Brut/Pas dosè s.a., Nebbiolo 100%

Finiamo la serata avvicinandoci al punto di partenza. Ci troviamo in Piemonte, nel Roero, la riva sinistra del Tanaro. Paesaggio fiabesco caratterizzato dai pittoreschi calanchi sulla cui sommità svettano le antiche torri dei castelli.

Da queste parti, le bollicine col nebbiolo le fanno dai tempi del presidente americano Thomas Jefferson. Lo stesso ne riporta menzione nei suoi scritti al ritorno di un viaggio a Torino nel 1787.

Passiamo a degustare questo fuori programma avuto grazie alle conoscenze di uno dei degustatori presenti. Anche in questo caso dobbiamo ringraziare il produttore che ci ha fornito il formato magnum.

Colore decisamente scarico alla vista. Di un giallo paglierino con evidenti riflessi verdolini. Buona formazione di spuma alla mescita e apprezzabile formazione di bollicine di risalita.

Naso non molto intenso con profumi delicati e da scoprire. Oltre la classica fragrante nota di lieviti si è percepita una debole nota di lillà e fragola rossa.

In bocca la bollicina pur essendo piacevole scivola via troppo velocemente lasciando il vino piacevolmente fresco ma con poco grip. Chissà se una maggiore permanenza sui lieviti risolverebbe questa piccola pecca…

 

 

 

 

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