Giovedì 14 Novembre u.s. nella consueta cantinetta del Ristorante l’OCA di Viareggio, che ringraziamo per la disponibilità accordataci per le nostre degustazioni, in qualità di moderatore della serata Delegazione AIS Versilia ho condotto la seconda delle quattro serate del ciclo “Figli di una Bollicina Minore” dedicate ai metodi classici Italiani provenienti da “zone non commercialmente vocate” ma non per questo meno pregiati dei fratelli più blasonati.
Titolo della serata: Friuli Vs Toscana le Bollicine che non ti aspetti.
Due zone di provenienza differenti con diversi terreni, microclimi altrettanto differenti, ma legati dal filo conduttore della mineralità che irruente o composta ci ha sempre accompagnato nei vari assaggi.
I prodotti in degustazione, quasi tutti millesimati, selezionati territorialmente ed in base alle permanenze sui lieviti :
- Friuli: Alessio Dorigo s.a., Ch 50% Pn 50%
- Friuli: Bosco Rosa “Blanc de Blanc” 2009, Ch 100%
- Friuli: Puiatti “Vittorio Puiatti Riserva del Fondatore” 2009, Pn 100%
- Friuli: Vigneti Pietro Pittaro 2005, Ch 50% Pn 50%
- Toscana: Cupelli “L’Erede” 2009, Trebbiano 100%
- Toscana: Fattoria Montellori 2007, Ch 100%
- Toscana: Baracchi 2011, Sangiovese 100%
- Toscana: Castello di Cacchiano 2009, Sangiovese 100%
I degustatori della serata, fra cui diversi corsisti che hanno saputo porre l’accento sulle varie sensazioni gustative con molta puntualità, si sono scambiati opinioni non sempre concordanti ma che hanno alimentato la tavola rotonda e che hanno sicuramente arricchito tutti noi.
Come al solito per chi va di fretta elenco i prodotti che hanno riscosso maggiore consenso dal panel:
- Friuli: Puiatti “Vittorio Puiatti Riserva del Fondatore” 2009, Pn 100%
- Toscana: Baracchi 2011, Sangiovese 100%
chi invece ha voglia o piacere di perdere due minuti per leggere le sintetiche note di degustazione che sono emerse dalla serata prosegua pure nella lettura
Friuli: Alessio Dorigo s.a., Ch 50% Pn 50%
Il prodotto con cui iniziamo la degustazione proviene dai Colli Orientali del Friuli zona caratterizzata da terreni composti da un alternanza di strati di marne ed arenarie. L’azienda è stata una dei primi player nel panorama friulano, che ha introdotto il guyot (particolare tipo di viticoltura che permette di essere lavorato meccanicamente con trattori). Il mosto viene fatto fermentare in barriques di secondo passaggio e nello stesso ambiente viene svolta la malolattica. Colore giallo paglierino brillante con riflessi dorati che segnalano il passaggio in legno. Naso variegato con sensazioni mature e sovra mature di frutta esotica, mele e pomacee a pasta gialla; pecca in finezza e l’apporto del legno addolcisce un po’ troppo le sensazioni. Bocca larga con bollicina setosa leggermente morbida. Si apprezza un leggero minerale ben mascherato dalla freschezza gustativa. Persistenza giocata più sull’alcol che sulla freschezza.
Friuli: Bosco Rosa “Blanc de Blanc” 2009, Ch 100%
Stessa zona di provenienza del precedente, Rosazzo per la precisione. Stesso modo di vinificazione – l’enologo è lo stesso per le due aziende – ma risultati diversi, sicuramente dovuti all’utilizzo dello chardonnay in purezza anziché assemblato col pinot nero, ma la finezza di questo prodotto è ben superiore rispetto al precedente. Colore di una bella trama spostata sul dorato, brillante e con ottimo perlage. Naso stretto, ficcante, intenso e fine. Riconoscibili sensazioni di pomacee a pasta bianca, mela rinetta in particolare, ed una piacevolissima sensazione gessosa. Bocca compatta, discreta struttura ma non debordante. Così come entra lascia la nostra cavità orale dopo una giusta persistenza giocata su quella sapidità che ci aveva promesso al naso.
Friuli: Puiatti “Vittorio Puiatti Riserva del Fondatore” 2009, Pn 100%
Come si può leggere sul sito del produttore questo prodotto e “dedicato a Vittorio, il capostipite che nel 1978 ha aperto la grande sfida: un territorio in grado di esprimere grandi vini, e bianchi in particolare, deve saper dare spazio ad un grande Metodo Calssico”. Sfida sicuramente vinta nel territorio goriziano a giudicare dal prodotto che abbiamo potuto degustare. Colore brillante ma scarico, con riflessi ancora verdolini. Naso fine, sensuale ed affascinante. Si gioca su sensazioni floreali, fruttate e minerali sempre composte e bene integrate. In bocca è di buona struttura, giusta persistenza, elegante e mai esuberante. Una chiusura minerale impreziosisce il tutto.
Friuli: Vigneti Pietro Pittaro 2005, Ch 50% Pn 50%
Ci spostiamo nel Grave per poter degustare questo prodotto proveniente da uve allevate su terreni alluvionali morenici con abbondanza di scheletro. Il sito del produttore non enfatizza a dovere le qualità di questo Metodo Classico che ha ammaliato i più della sala. Nulla da dire sul colore di giusta tonalità con un corretto corredo di bollicine al suo interno. Naso interessante e poliedrico. Apre su note tostate di polvere di caffè per poi concederci sensazioni di albicocca, ritornare su ricordi di distillato ed amalgamare il tutto in un deciso e marcato minerale. Bocca lunga e di spessore; bollicina, che grazie ai 72 mesi passati sui lieviti, risulta essere rotonda , senza la minima sbavatura. La sapidità del minerale che avevamo sentito al naso ci accompagna anche in bocca piacevolmente invitandoci a ripetere l’assaggio.
Toscana: Cupelli “L’Erede” 2009, Trebbiano 100%
Apriamo il percorso nella nostra regione con un prodotto della provincia di Pisa: più esattamente ci troviamo nel territorio di San Miniato, nota per i suoi apprezzabili tartufi. I terreni sono in prevalenza sabbiosi di medio impasto. Il prodotto che ci apprestiamo a degustare ha un brillante colore giallo paglierino con evidenti riflessi verdolini. Naso molto particolare. Oltre alle classiche sensazioni di frutta a pasta bianca, di mela e pesca, notiamo una nota degenerativa dei lieviti che vira su sensazioni di salamoia e pasta d’olive e che integrata ad un leggero minerale conferisce un bouquet di tutto rispetto. La bocca è coerente con il naso con una buona persistenza e freschezza giocata su sensazioni pomacee.
Toscana: Fattoria Montellori 2007, Ch 100%
Ci spostiamo a Fucecchio, in provincia di Pistoia, per il secondo campione. I terreni sono ricchi di silice e calcare che dovrebbero donare freschezza e mineralità al vino. Le viti sono allevate con la “pergola” per evitare l’irradiazione diretta del grappolo e preservarne l’acidità. Questo prodotto sosta minimo 36 mesi sui lieviti ed il risultato è di un bel giallo paglierino brillante carico. Naso minerale, fruttato ed una piacevole tostatura riconducibile al pane appena sfornato. Il bocca la freschezza è preponderante, ben integrata con la sapidità che ci era apparsa al naso. Buona persistenza gustativa supportata da una bollicina bene integrata nel vino.
Toscana: Baracchi 2011, Sangiovese 100%
Continuiamo il nostro viaggio nella regione vocata ai rossi importanti e blasonati per fermarci in Valdichiana e precisamente a Cortona. L’azienda propone il suo prodotto ancora sui lieviti per cui non dichiara la sboccatura. Il campione a nostre mani era già stato depurato dai lieviti, ma un po’ per nostro piacere edonistico, un po’ per mostrare ai corsisti come si apre una bottiglia con la sciabola, ci siamo esibiti nell’arte del “sabrage”. Dopo l’effetto scenico abbiamo versato il Metodo Classico nei bicchieri che si presentava in un bel rosato invitante. Naso carico di piccoli frutti rossi, fragranti e leggermente acerbi. Fragoline di bosco su tutti su di un letto di rose impreziosito da nuances di cipria; sul finire, con un po’ più di temperatura appare una piacevole nota di créme caramel. In bocca l’attacco è importante, avvolge tutta la cavità orale, di buona struttura e persistenza la freschezza gustativa è ben posizionata su frutti croccanti.
Toscana: Castello di Cacchiano 2009, Sangiovese 100%
Terminiamo il nostro viaggio in Toscana nei monti del Chianti in provincia di Siena. Anche questa parte della regione è avvezza a produrre ottimi vini rossi – la stessa azienda produce un ottimo Chianti – ma la presenza di scheletro nei terreni deve aver fatto nascere la voglia di bollicine anche qui. Colore leggermente più tenue del precedente ma sempre accattivante nella sua brillantezza. Naso giocato su note agrumate e fresche; mancano i riconoscimenti dei piccoli frutti rossi che ci saremmo aspettati da questo vino. In bocca la spalla acida è importante, tanta freschezza forse una tantino eccessiva, giocata su note agrumate di lime ed arancio, ci fanno ipotizzare che questo Metodo Classico potrebbe reggere una sosta maggiore sui lieviti.