50 anni di Vinitaly

visual-2016-homeFuoco alle polveri… Da stasera i wine lover nei pressi di Verona possono prendere parte a “Vinitaly and the City” un vero e proprio fuori salone nel cuore storico di Verona, con degustazioni, appuntamenti culturali e musica dal vivo. L’iniziativa è stata messa in essere per accontentare il pubblico non addetto ai lavori che da quest’anno sembra essere meno gradito all’interno del padiglione fieristico. In effetti il taglio del 50° Vinitaly è improntato sul B2B, a cominciare dal pubblico, che come si può leggere sul sito, “per il mantenimento dello standard professionale”, deve essere “esclusivamente operatore specializzato e maggiorenne” per proseguire con i 4.100 espositori dislocati su oltre 100.000 metri quadrati netti di superficie che sperano di battere il record di affluenze dell’anno scorso con 150.145 operatori, il 37,05% dei quali (54.934) provenienti da 141 Paesi (dati certificati Fkm). Per facilitare gli incontri con i propri clienti, viene messa a disposizione degli espositori medio-piccoli senza uno spazio adatto alle trattative commerciali nel proprio stand, la Vip Lounge Vinitaly. A questo spiegamento di forze occorre aggiungere che, è notizia già battuta, la Francia ci consegna la corona di nazione più influente al mondo in fatto di viticoltura. Come sottolinea Riccardo Farchioni sul suo articolo su l’Acquabona  questo passaggio di testimone avviene “inaspettatamente perché, abbandonando presunzione e grandeur, la Francia, ammette esplicitamente il sorpasso e addirittura lo sbatte in prima pagina, quella di Le Parisien del 27 marzo scorso, nel quale si prende atto che nel segmento di mercato dei vini “quotidiani” la guerra è stata persa. Ed è una guerra importante, quella dei vini di qualità corretta a prezzi moderati che si vendono mediamente a 2,50 euro (Italia) e 1,16 euro (Spagna) contro i 5 francesi: infatti, se nelle nazioni tradizionalmente “vinofile” il consumo cala (in Francia è passato dai 100 litri per anno e per abitante del 1960 ai 42 nel 2015, in Italia è già sceso sotto i 40), nel mondo globalmente è cresciuto del 6 per cento dal 2000 al 2015, con la Cina che si prevede diventerà leader mondiale entro il 2027”. Sarà per questo che tra i nuovi servizi di quest’anno, atti a promuovere le relazioni commerciali, c’è anche l’invito diretto da parte di Vinitaly, a titolo gratuito, degli operatori esteri segnalati dalle aziende. I mercati esteri sono sicuramente un’importante valvola di sfogo per la produzione nazionale, ma a me piace pensare che il vino è cultura, ed è insito nel nostro DNA per cui mi allineo a quanto esposto da Ottavio Cagiano, direttore generale di Federvini che in una intervista rilasciata a R.it così dice: “Nell’immediato occorre ridare vitalità anche al mercato interno, che purtroppo langue, promuovendo sul territorio la conoscenza di questo prodotto”. Tutto questo preambolo per chiedervi: sarà la strada giusta puntare sul b2b, dove in un mondo tendente alla globalizzazione altri Paesi potranno dettare legge con prezzi molto più aggressivi dei nostri, tralasciando il b2c? Ai posteri l’ardua sentenza.

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