Figli di un dio minore – riflessioni sullo stop del termine bollicine

Di sicuro il comunicato stampa dal consorzio Franciacorta a firma Maurizio Zanella relativo allo stop dell’uso del termine bollicine ha fatto scalpore. Sono molti i blog e di siti che hanno fatto rimbalzare la notizia enfatizzandone il contenuto. Premetto che sono d’accordo con quanto divulgato al 99,9%. Concordo appieno che è necessario “chiamare il vino con il proprio nome e non con termini che ne generalizzano e ne uniformano le peculiarità, appiattendone, di fatto, la qualità percepita”ed anche che “Franciacorta, Champagne e Cava: in Europa, solo questi 3 vini possono utilizzare un unico termine per identificare in modo preciso un vino, un territorio e il metodo di produzione” e che sia doveroso esprimersi in questi termini per chi “comunica il vino, … operatori, appassionati e produttori”.

Dove non mi trovo d’accordo è sul “chiamare il vino con il proprio nome e quindi: Spumanti, i vini senza Denominazione specifica; Franciacorta, il Franciacorta”. E’ sacrosanto che ognuno tiri l’acqua al suo mulino, ma così facendo a mio modo di vedere di creano figli e figliocci. Se è importante comunicare il territorio oltre al vintigno ed al metodo di produzione, ben venga l’utilizzo del temine univoco, Franciacorta, Alta langa, o Trento. Le cose cominciano a complicarsi in quelle denominazioni dove storicamente non si produceva solo metodo classico per le quali bisogna specificare ulteriormente: Oltrepò Pavese Metodo Classico,  Oltrepò Pavese Metodo Classico Pinot Nero per identificare un certo tipo di prodotto. Esistono poi denominazioni che prevedono la produzione di spumanti sia con la rifermentazione in bottiglia che in autoclave: così su due piedi mi viene in mente la Lugana. Che fare in questi casi? Generalizzando col termine Spumanti “i vini senza Denominazione specifica” si rischia di confondere ulteriormente il già confuso consumatore e danneggiare quello che è il “vigneto Italia” specialmente nelle piccole produzioni di metodo classico al di fuori dei territori “vocati”, che sarebbero assimilate a prodotti di minor pregio. Un termine generalista come “Talento” ha fatto flop già da diversi anni perché non legava il territorio al prodotto ed al metodo di produzione, l’Associazione Nazionale Italiana Metodo Classico Autoctono (Anima) stenta a decollare in quanto non vengono utilizzati i classici vitigni del metodo champenoise, le cantine aderenti all’associazione sono poche così come il numero di bottiglie prodotte. Per salvaguardare il Metodo Classico Italiano, occorrerebbe trovare un termine più specifico di bollicine o spumanti per identificare un metodo classico prodotto in un determinato territorio con dei particolari vitigni, compito non facile, lo so, ma necessario per non avere figlio di un Dio minore…

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